Il racconto di Tenuta di Fessina: non solo una casa vinicola, ma la storia della nascita di un rapporto viscerale con l’Etna.
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Silvia Maestrelli, proprietaria di Tenuta di Fessina, è una donna molto carismatica. Toscana di nascita, è milanese d’adozione ed etnea nel dna. Tenace e raffinata proprio come i vini che produce sull’ Etna. In occasione di Sicilia en Primeur 2018 ci ha raccontato la sua visione del vino siciliano e le origini della sua attività imprenditoriale sul vulcano.

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INVESTIRE SULL’ETNA – «La mia avventura sul Vulcano nasce circa dieci anni fa; l’Etna ha da subito imposto un’influenza gravitazionale su di me attraendomi sotto le sue pendici. Fin dal primo assaggio di Nerello Mascalese compresi il potenziale di questo luogo e dopo ricerche trovai lo scorcio perfetto, Fessina, con le sue due sciare protettive come i vecchi muri dei clos francesi, con il suolo fine ed elegante… Era il terroir perfetto per esprimere ciò che avevo in mente. È così nato un progetto legato al rispetto di un luogo e della sua storia, facendo vini che rappresentano un’impronta cruda e viscerale e regalano un’istantanea del vigneto etneo e della sua tradizione».

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IL RICORDO – «Mi ricordo di una vendemmia di fine ottobre, la prima di sempre, fatta sotto la neve, una cernita di alberelli vecchi di Nerello Mascalese; e ricordo ancora il vecchio palmento che si stagliava alto sulla vigna. Ricordo, ancora, un uomo che portava sul volto la grazia rude di queste terre e che per anni si prese cura di ciò che oggi è una preziosa memoria, un’eredità lasciatami intonsa. Ricordo le due sciare che per la prima volta mi cullavano, nascondendomi e proteggendo Fessina che per la prima volta nasceva davanti ai miei occhi».

IL VINO DEL CUORE – «L’uomo del mio ricordo si chiamava Ignazio e di cognome faceva Musmeci. Io gli dedicai un vino che tutt’oggi è il cru aziendale, raccolto dalla stessa vigna vecchia, con la stessa cura e attenzione, anno dopo anno. È Il il mio vino del cuore, perché non è solo un vino, appunto, ma un posto, un momento e una persona. Il vino diventa così il tramite attraverso il quale sono collegata a dei frame del mio percorso. Un iter che oggi si dipana rispettoso in tonneaux e poi in botte da 35 hl seguiti da una sosta minima di quattro anni in bottiglia, dando vita a una Riserva atta a trasmettere la particolarità del Mascalese di Rovittello, con il suo scisto sabbioso e ricco, carico di ferro e rame, austero e femmineo. Non potrei scegliere altro vino se non questo, non per la qualità né per la sua unicità, ma per l’emozione che mi trasmette ogniqualvolta se ne parli».

OSPITALITA’ E FESSINA – «Definirei Fessina come un percorso didattico che si sta aprendo sempre più al concetto di esperienza enogastronomica. Ormai, da anni, abbiamo creato svariati concept per i nostri ospiti che hanno la possibilità di immergersi a pieno nel mondo Etna. Partendo dal nostro concept di ospitalità abbiamo sviluppato un percorso degustazione stagionale in cui abbiniamo assaggi della tradizione alle nostre etichette in food pairing, poi classi di cucina, degustazioni e picnic in vigna. C’è un piccolo orto organico che funge da polmone per le degustazioni, ci siamo focalizzati sui prodotti slow locali, sui grani antichi, i formaggi a latte crudo, le carni di piccoli allevatori della zona, e tutti questi artigiani devono essere raccontati come vanno raccontati i nostri vini. Fessina non vuole essere solo cantina o luogo dove degustare: è come un vero ritrovo conviviale, la casa per i nostri ospiti e il salotto per gli amici produttori. L’idea è quella di accogliere realmente all’interno di una casa. Per questo abbiamo creato le nostre camere di cui tre indipendenti che ruotano attorno alla piazza del borgo e quattro realizzate all’interno dell’antico palmento del Settecento. Finalmente abbiamo portato a termine ciò che desideravo da tempo: un luogo dove potersi fermare e riconnettersi con se stessi, respirando l’Etna tra semplicità e cura del particolare».

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PROGETTI FUTURI – «A Fessina poi stiamo affrontando un percorso di sviluppo dinamico, evoluzione continua di nuove idee, dunque le cose da realizzare sono molteplici. Se ne dovessi catalogare una in cima alla lista, sarebbe probabilmente il trasferirsi a Fessina con mia figlia, chiudendo definitivamente il cerchio e il mio personale legame con il Vulcano».

Articolo a cura di Cinzia Benzi.

Laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione