Grazie a Vinosano ed a Maria Emanuela Medi per il bellissimo articolo, che approfondisce il tema Etna con i suoi varietali indigeni e le sue molteplici unicità.

Emozione” è esattamente quello che ho provato visitando per la prima volta, l’Etna meglio il suo versante Nord. E l’occasione non poteva essere migliore del viaggio studio del 5° BEM organizzato dalla Fondazione Italiana Sommelier per conoscere i produttori che hanno fatto del Nerello Mascalese e del Caricante due giganti della enologia italiana e ora  anche internazionale.

Nato da eruzioni sottomarine “ a muntagna” è arrivata ad una altezza di 3220 metri sul livello del mare attraverso sovrapposizioni di colate laviche, ceneri e lapilli che sono risalite dal centro della terra. Ogni colata, ogni sovrapposizione è stata sempre diversa per composizione e struttura chimica degli elementi . Di conseguenza ogni metro di terra è differente caratterizzando i diversi versanti per sapori, colori e odori.

Tipicità, biodiversità , un unicum considerato patrimonio Unesco  fortemente e tenacemente difeso dagli Etnei. Si, perché per gli abitanti di queste terre  in gran parte selvagge e incontaminate , antiche nelle tradizioni,arcaiche nell’agricoltura, l’Etna è vita, sostentamento, non è matrigna ma protettrice, tanto che le perdonano  e hanno perdonato tutto, perfino la devastante eruzione del 1600 che arrivò a distruggere parte della città di Catania.

E parliamo del versante Nord,  con le contrade di Rovittello, Solicchiata, Passopisciaro, Feudo di Mezzo, Passocannone, Calderara , non ultima Linguaglossa per fermarci alla Tenuta di Fessina nel Comune di Castiglione, la nostra prima“ stazione” enologica. Lei Silvia Maestrelli, già produttrice toscana, si innamora di Rovittello,  terra ricca di contrasti collocata a circa 700 m.s.l, e con la collaborazione dell’enologo Federico Curtaz già agronomo di Gaja acquista nel 2007, un vecchio vigneto di Nerello Mascalese, risalente al secolo scorso.

Ho immaginato cosa possa averla “incantata”: il luogo, formato da una colata lavica del 1300 da cui si sono formate due sciare che si chiudono formando un anello semicircolare?. I muretti  di  pietre laviche crude ammassate  ai bordi, antico metodo di preparazione del terreno, per formare tanti terrazzamenti, come i famosi clos della Borgogna? Il vigneto fotografia della agricoltura locale di inizio secolo la cui età  non poteva essere meno di 70 anni (gran parte dei vigneti dell’Etna hanno  più di 90 anni, alcuni addirittura pre-fillossera)? La forma ad alberello sostenuta dal famoso palo di legno di castagno diffusissimo  e che non tende alla macerazione?

Il microclima  caratterizzato dalla formazione chimica del suolo? E qui ci fermiamo perché l’Etna  è diversità meglio biodiversità; poche centinaia di metri e passiamo da suoli rocciosi come a Passopisciaro, a Rovittello con suoli costituiti da lave sovrapposte alternate a strati di sabbia , meglio pomice ricche di ferro e rame, per una profondità di non meno 9 metri. Composizione fortemente drenante e ricca di micro ossigenazione che aiuta l’attività radicale ad espandersi in  profondità. Il clima freddo e piovoso per la presenza dei monti Nebrodi e del fiume Alcantara, ma perfetto per la maturazione fenolica e l’acidità  del Nerello Mascalese. L’altitudine circa 700 metri , ideale per i nostri rossi che  non vogliono altitudini troppo spinte E poi  il cuore di Fessina, in questo vigneto la Bottaia  la cui struttura originaria risalente al XVIII secolo è stata mantenuta in perfette condizioni  a ricordo di quella agricoltura etnea arcaica, selvaggia, fatta tutta di lavorazione manuale, ancora attuale- (72 ore per raccogliere l’uva del vino Musumeci  il proprietario da cui fu acquisita la tenuta.)

Tutto questo mi ha incantata e forse ha incantato Silvia che successivamente ha acquistato altri ettari a Biancavilla dove si produce “ a’ Puddara”, e Milo  con il suo caricante meglio Etna Superiore Bianco, superbo nella sua acidità e freschezza.

Alcuni li hanno chiamati vini stupidi: Nerello Mascalese e Caricante. Non lo sono affatto per scarsità di colori e profumi, ma lo sono in senso positivo, in quanto incapaci di affermarsi varietalmente, ma capaci di lasciare trasparire il territorio. Il Caricante protagonista di altissima qualità per una acidità da riesling della Mosella. E il Nerello Mascalese? Eleganza, sottigliezza, sensualità da Pinot Nero, ma perché paragonarlo. Lui è il signore dell’Etna , a cui corrono industriali, produttori, amanti del buon vino per strappare quei pochi ettari ancora disponibili concessi da “a’ muntagna” che chiede rispetto e valorizzazione.

Emanuela Medi, giornalista, sommelier

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

\"\"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *