La primavera sull’Etna rappresenta un momento trascinate, un fiume in piena in cui madre natura riprende il suo corso e sotto l’ombra del vulcano, spinge e cresce, rigenera e rinasce da sotto le gelate, la neve e le intemperie. Fessina si ritrova sommersa, un immane onda di biodiversità investe il vigneto di erbe spontanee, margherite, borragine, cauliceddi e fiori selvatici, una miriade di specie di insetti tra i quali le immancabili coccinelle, abili predatori e protettrici della vigna. In questo marasma naturale ci siamo anche noi, che con i nostri ragazzi lavoriamo la vigna nel rispetto di questo microcosmo unico, impatti minimi e solamente manuali, nessuna meccanizzazione e tante ore per ettaro completano il quadro rurale. L’alberello che pretende indipendenza, soprattutto in questo periodo in cui la vegetazione necessità meritato riposo; tutto si ferma, come in un istantanea, prima di riprendere il lavoro frenetico di spollonatura, legatura, pota verde fino ad arrivare all’attesa vendemmia. Il tutto in punta di piedi, creando indipendenza e autonomia, una vigna che rispecchia un lavoro contadino, i nostri Giovanni e Razvan che sapientemente curano e accompagnano il vigneto a maturazione mese dopo mese, senza interferire ma piuttosto agevolando, sostituendo un vecchio palo in castagno, bruciando i sermenti, vigilando sulle piante giovani verso un lungo percorso, una collaborazione silente, mese dopo mese, anno dopo anno, che ci regala attraverso passione e duro lavoro i nostri vini, figli delle sciare e del vulcano, della mano contadina e della mano artigiana.